Era il 3 luglio del 1995 quando Alexander Langer, il politico, saggista, giornalista ambientalista e pacifista di Vipiteno si tolse la vita. Si spese per il superamento delle divisioni etniche, dall’Alto Adige all’ex Jugoslavia. Di formazione cattolico-sociale, esponente poi dell’organizzazione comunista Lotta Continua, ne diresse anche l’omonimo quotidiano. Fu tra i fondatori del partito dei Verdi italiani e uno dei leader del movimento verde europeo. È stato promotore di numerosissime iniziative per la pace, la convivenza, i diritti umani, contro la manipolazione genetica e per la difesa dell’ambiente. Nel maggio 1995 Langer si candidò a sindaco di Bolzano, ma la sua candidatura fu respinta a causa del suo nuovo rifiuto di dichiarare la propria appartenenza etnica nel censimento.
Il trentennale della morte di Alexander Langer arriva in un momento drammatico: la guerra è tornata protagonista in varie parti del mondo. Tra le tante cose per cui si ricorda Langer, una compare: i pensieri da lui scritti a corredo del gesto estremo compiuto a Pian dei Giullari, nei pressi di Firenze. Le cosiddette “parole del congedo”. Ai familiari e agli amici lasciò tre biglietti, di cui uno scritto in tedesco agli amici, che spiegava il gesto e citava anche una frase dal vangelo di Matteo. Gli altri due brevi biglietti erano in italiano e citavano la moglie Valeria Malcontenti (sposata nel 1985). Alexander Langer riposa nel piccolo cimitero di Telves accanto ai suoi genitori.[Vs]



