“Quando attraverso la televisione pubblica si offre una distorta ed irreale visione sulle condizioni detentive, oltre che rendere un cattivo servizio di informazione, si rende un pessimo contributo al miglioramento delle condizioni dei detenuti. Quello che è avvenuto nei ‘cinque minuti’ di Bruno Vespa dedicati alla condizione da ‘detenuto italiano’ di Chico Forti, è emblematico della disinformazione sulle condizioni dei detenuti”. Lo sottolineano le Camere penali in un documento. “Siamo felici che finalmente al nostro ‘Chico’ sia stato consentito il rientro in Italia per la prosecuzione della detenzione. Una mosca bianca rispetto agli oltre 2.600 italiani, detenuti all’estero. Ma non è il primo caso e non sarà l’ultimo – scrivono i penalisti – per cui i riflettori dei media si accendono a comando, a seconda degli interessi politici”. “La trasmissione di Bruno Vespa sul caso Forti, tuttavia – per i penalisti – rappresenta una vera opera di disinformazione rispetto alle condizioni degli oltre 61.000 detenuti nelle carceri”. “Nei ‘cinque minuti’ di pubblicità-regresso si è assistito alla esaltazione delle ‘dorate’ condizioni detentive italiane. Carceri presentate come un Grand Hotel. Eppure, se solo le telecamere si recassero nelle varie sezioni del carcere di Verona, al pari di qualunque altro carcere d’Italia; se si soffermassero ad osservare le latrine, spesso alla turca, se riprendessero le numerose brande in cui si trovano appollaiati tra 10 e 15 detenuti per cella; se tutto ciò avvenisse – rilevano i penalisti – si offrirebbe ai legislatori, ai tanti magistrati, mai recatisi nelle carceri, l’opportunità di comprendere quanto l’esecuzione della pena avvenga in violazione della Costituzione, costringendo la popolazione detenuta in condizioni disumane”. “Nel silenzio dei media si sta consumando una vergognosa tragedia. Sono 38 i suicidi dall’inizio dell’anno, e altri 52 sono i morti per malattia o causa da accertare. Senza che nessuna televisione accenda i riflettori”, rimarcano i penalisti. “Si fanno invece strada iniziative mirate alla sola dimensione contenitiva e repressiva, a partire dalla introduzione del reato di rivolta commesso anche con condotte non violente di disobbedienza e resistenza passiva, per seguire con l’istituzione di corpi speciali anti-rivolta della Polizia Penitenziaria, e ipotesi di attribuzione di una competenza straordinaria alla Procura Generale e all’Avvocatura dello Stato per i fatti concernenti l’uso delle armi o di altro mezzo di coazione fisica da parte di agenti o di ufficiali di pubblica sicurezza”, ricordano i penalisti. “L’Unione delle Camere Penali ha deciso, di città in città, di dare voce, attraverso una maratona oratoria, a tutti coloro che, dentro le carceri, non hanno più diritti. Basta disinformazione. Serve una riforma radicale del sistema penitenziario, occorre anche una narrazione e soprattutto una visione delle carceri finalmente aderente alla cruda realtà”, concludono i penalisti.
INTERVISTA CHICO FORTI. PENALISTI: PUBBLICITA’ REGRESSO SULLE CARCERI
'Tv nazionali raccontino vergognose condizioni dei detenuti'
3 Giugno 2024
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