Negli anni della pandemia, i ristoranti trentini sono aumentati, dato in controtendenza rispetto allo scenario nazionale, ma gli occupati scendono, attratti da altri lavori più stabili e meno legati alle restrizioni anti-covid. Parte da questi dati la riflessione dell’associazione ristoratori del Trentino, che guarda, comunque, alla stagione estiva con ottimismo. Il conto – in oltre un locale su due – è cresciuto del 2%, ma i servizi alla clientela sono sempre più al passo con i tempi tra delivery in crescita, menù con meno portate e piatti belli da fotografare per i social. A livello nazionale la pandemia ha cancellato il 25% dei posti di lavoro, in Trentino si è passati, invece, da 1084 locali nel 2019 a 1142 a fine 2021. Più del 50% dei dipendenti è donna, il 24% è straniera, più della metà ha un contratto a tempo indeterminato. Le bollette triplicate e i rincari delle materie prime, pari al 10%, hanno costretto molti ristoratori a rivedere i giorni di apertura e l’offerta, sempre più concentrata nel fine settimana. Il 76% ha dichiarato di aver ritoccato i prezzi, con il 24% che non l’ha fatto. In futuro si punta anche a rinnovare il contratto nazionale di categoria, intanto l’associazione trentina dei ristoratori ha messo mano al logo.
PIU’ RISTORANTI IN TRENTINO DOPO LA PANDEMIA
Il 76% ha dichiarato di aver ritoccato i prezzi
3 Maggio 2022
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