POLETTI: CHI SI DIFENDE E’ PERDUTO, L’ITALIA DEVE ACCELERARE

In Svezia si sono inventati il “ministro al Futuro”? Per il ministro al Lavoro e Politiche sociali Giuliano Poletti, oggi al Festival per discutere di web, robot e della “fine del lavoro” basterebbe “fare tutti i giorni con coerenza le cose che servono, sapendo che siamo dentro una fase di transizione permanente in cui i cambiamenti non sono attesi ma avvengono, appunto, tutti i giorni”. E tra le cose da fare ce n’è una, in particolare, che guarda al nostro lessico nazionale, a una parolina che per il ministro andrebbe cancellata dal vocabolario: ‘difesa’.”

“Quando stai in un mondo che cambia velocemente, se ti difendi hai già perso. E In Italia, a forza di difenderci dai cambiamenti, abbiamo perso due giri facendo oggi un piano per la banda larga a trent’anni dal primo collegamento internet, varato due anni fa una riforma del lavoro che potevamo fare dieci anni prima. Difendersi significa che chi ha una cosa se la tiene e chi non ce l’ha non la mette insieme, cosa che produce pesanti effetti sul lavoro, sulla famiglia, i consumi e l’economia”.”

Introdotto dalla statistica Linda Laura Sabbadini:”In Italia non si sfruttano le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e non siamo abituati a darci strategie di lungo periodo, o impariamo a governare il cambiamento puntando sulla formazione del capitale umano, oppure la prospettiva sarà quella di dover fare i conti con una estesa povertà”, l’incontro di oggi ha preso spunto dal libro “Al posto tuo” di Riccardo Staglianò. Non un libro che parla del futuro – ha puntualizzato l’autore – ma di cose che già esistono. E tra queste vi sono quelle a cui fa riferimento il titolo del “dialogo” di oggi con il ministro Poletti: “Oggi le macchine sostituiscono già i colletti bianchi in mansioni ad alta capacità cognitiva – spiega Staglianò.

“In Usa, dove dobbiamo guardare per capire ciò che avverrà domani anche da noi, un ospedale può già oggi rinunciare ad assumere degli anestesisti perché c’è una macchina che fa egregiamente il loro lavoro ad un costo dieci volte inferiore, e le università i docenti potendoli sostituire con lezioni video registrate delle grandi star. Nasceranno nuovi mestieri, negli Usa il 47 per cento dei lavori oggi presenti sparirà entro i prossimi vent’anni, e sarà così anche da noi”. Staglianò riporta un dato che davvero impressiona e che riassume il senso di ciò che stiamo vivendo: gli americani che oggi lavorano in aziende nate dopo l’anno 2000 sono solo lo 0,5 per cento.

E’ questa la misura del cambiamento in atto, ma in Italia – ripete il ministro Poletti – non lo abbiamo ancora capito. “Il nostro Paese è come una azienda di vecchio stampo che si muove lentamente, ma oggi il mondo va in bicicletta, non è più il mondo pedone di ieri, e tutti sappiamo che in bicicletta non si può stare fermi altrimenti cadi, ti devi muovere sempre. Questo è il cambiamento culturale che dobbiamo fare in questo Paese. Questa transizione non sarà lineare, avremo momenti in cui la tecnologia distruggerà piu posti di lavoro di quanti ne avrà creati. Ma non sappiamo quali nuovi mestieri nasceranno.

Il salario minimo garantito per tutti? O lo porta l’arcangelo Gabriele per tutti o lo produce il sistema. Con la tecnologia faremo più oggetti con meno lavoro umano, ma così avremo dei disoccupati: o lavoreremo di meno, oppure faremo altri mestieri, cambierà la stessa identità delle persone laddove il lavoro non avrà più la connotazione di oggi, dobbiamo lavorare per soluzioni dinamiche, sapendo che se non si ha l’idea di dove si sta andando sarà difficile trovare una soluzione domani mattina. Quindi correre sapendo la strada da percorrere, assumere l’idea del cambiamento come dato strutturale permanente, il che significa anche che dobbiamo imparare sempre, studiare continuamente.

Abbiano una complicatissima e bellissima fase di grande trasformazione, se accettiamo la sfida potremo gestirla, se ci difendiamo continueremo a perdere tempo”.

5 Giugno 2016


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