Con la crisi che forse mostra segni di cedimento, sono le migrazioni internazionali a creare in questo momento le tensioni maggiori. E sono tensioni politiche, non solo europee. Il “muro” del Brennero ne è diventato l’emblema anche se forse è uno dei passaggi meno critici. La Merkel ha preso una posizione contraria alla chiusura sapendo che l’idea potrebbe diventare contagiosa. E’ indubbio però che quello che si doveva fare non è stato fatto e che le disponibilità dei singoli Paesi, parliamo di quelli non coinvolti direttamente dai flussi, è ancora marginale. Le ricollocazioni sono pochissime e la gestione della complessa situazione non è nemmeno un’ipotesi. Per il ministro Gentiloni l’impegno dell’Italia è lodevole, pur distinguendo fra profughi e migranti economici.
“C’è un problema legato ai conflitti in Medio Oriente – ha detto – ma nella fascia sottostante c’è un’Africa che cresce in maniera impressionante sul piano demografico. Nel 2015 la sola Nigeria si avvicinerà al miliardo di abitanti, il doppio dell’Europa. Ci vuole insomma un global compact, un’assunzione di responsabilità globale. L’America è più abituata a gestire il fenomeno. l’Europa un po’ meno. C’è poi un altro tema, importante e spinoso: come fare ad attirare non solo chi lascia il proprio paese a causa di una crisi, ma i migranti di cui abbiamo davvero bisogno”
C’è inoltre una nuova migrazione che si sta generando a causa dei cambiamenti climatici, ha ricordato Gentiloni, non è un’emergenza ma sicuramente sarà un fenomeno di lungo periodo. Per il ministro bisogna mantenere posizioni politicamente ragionevoli aprendo la porta a prescindere dai titoli di studio, cultura, capacità. La protezione internazionale è un diritto per tutti. Il problema dei migranti economici però complica la situazione, la distinzione fra le due masse non è semplice e soprattutto ha bisogno di tempi lunghi e di costi. Costi nei quali si inseriscono i trafficanti e la criminalità.
“Si parla, continua il ministro, di rafforzare i confini esterni, ma come si fa nel Mediterraneo”. Gli stati che si affacciano sul mediterraneo o hanno politiche che si stanno sgretolando o sono in evoluzione economica, i confini attuali non sono più una certezza ma nessuno vuole cedere punti della propria sovranità agli altri.
Nel panorama internazionale, continua Gentiloni, ci sono perciò incognite ma anche potenzialità. In molti paesi africani si registrano tassi di crescita economica notevoli. Bisogna fare attenzione, a non fare gli stessi errori che sono stati fatti in passato, a non incoraggiare politiche predatorie.”Il nostro export, le nostre imprese, la nostra tecnologia, hanno moltissime opportunità – ha concluso Gentiloni – . A volte noi sottovalutiamo l’influenza che l’Italia può esercitare nel mondo. Che è economica, culturale e di soft power”.