KREMER: COME INCENTIVARE LA PREVENZIONE E LA CURA DELLE MALATTIE NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

Mentre in Italia si discute sul tema vaccini, altrove gli stessi rappresentano un miraggio, tanto che la maggior parte delle morti infantili nei Paesi poveri è dovuta a malattie che possono essere prevenute con semplici profilassi. È la premessa di Alessandro Barbera, giornalista de La Stampa, al tema su cui ha tenuto la sua relazione oggi a Palazzo Geremia di Trento il professor Michael Kremer, docente alla Harvard University e membro dell’American Academy of Arts and Sciences, impegnato in progetti di cura e prevenzione nei Paesi in via di sviluppo. Il modo in cui ci si approccia alle politiche sanitarie in Africa e l’opportunità di incentivi alla prevenzione fra la popolazione sono stati i temi sviluppati da Kremer con esempi concreti. Studi effettuati da team di ricercatori e volontari in molte aree del mondo dove la povertà estrema impedisce la diffusione di vaccini, antibiotici, trattamenti delle acque e zanzariere, dimostrano che semplici strumenti di cura e prevenzione a volte impossibili da reperire in tante zone disagiate della Terra possono cambiare molto la vita delle persone, se queste sono disposte ad investire anche pochissime risorse in vista di un beneficio. Il costo di un trattamento antiparassitario è molto basso: appena due centesimi di dollaro a dose. Uno studio effettuato in Kenya su 30.000 giovani in età scolare ha dimostrato che tale trattamento non solo ha diminuito la prevalenza delle malattie da parassiti nei bambini, ma addirittura migliorato in generale la frequenza scolastica, ingenerando degli effetti positivi a lungo termine, come un aumento delle energie e dell’attività lavorativa nei maschi divenuti poi adulti e una maggiore scolarizzazione e capacità imprenditoriale nelle giovani donne, liberate da un problema di salute molto invalidante nella vita quotidiana. Programmi di questo tipo devono essere incoraggiati e sovvenzionati, ma secondo gli studi di Kremer un piccolo contributo da parte dei pazienti favorisce la prevenzione e rende equilibrato il rapporto fra costi e benefici. Un esempio lampante è l’aumento della percentuale di chi si reca a ritirare un referto HIV grazie ad un incentivo. Con l’offerta di 10 o più centesimi, la percentuale di chi è indotto a verificare il proprio stato di salute dopo il test aumenta dal 40 fino al 70%. Si tratta di un connubio fra economia e psicologia, ma certo la responsabilità politica dei governi nei Paesi poveri deve poter fare la differenza. Affiancati dalle Ong che portano avanti assieme ai centri di ricerca i programmi di prevenzione di semplici malattie come la dissenteria o il rotavirus, milioni di bambini hanno potuto ricevere trattamenti essenziali, migliorato la loro salute e di conseguenza la vita delle loro comunità. C’è ancora molto da fare, sia in termini di azione personale sia collettiva, basti pensare che molte disuguaglianze nei sistemi sanitari potrebbero essere risolte ricorrendo alle nuove tecnologie, che però non sono di semplice applicazione in certe aree del mondo, semplicemente perché mancano. Come mancano anche abitudini quotidiane per noi banali: tante persone, ha ricordato Kremer, vivono oggi con 1 dollaro al giorno e non possiamo sperare che si diffondano facilmente comportamenti corretti come l’indossare scarpe, lavare le mani con il sapone, non pescare nei laghi o altre semplici misure. Distribuire più trattamenti: è l’unica strada sicura nella lotta alle malattie della povertà.

2 Giugno 2017


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