L’ex direttore generale dell’Itas Ermanno Grassi fece pedinare il presidente Di Benedetto per tentare di ricattarlo per questioni personali. E’ quanto emerge dal capo d’imputazione a carico dello stesso Grassi. Nel frattempo spuntano altri indagati. Ieri in un comunicato la compagnia di assicurazione, con il proprio presidente, ha fatto presente di essere parte lesa in tutta la vicenda e ha lasciato intendere prossime azioni civili e penali nei confronti dell’ex dirigente per i danni patrimoniali e non patrimoniali arrecati all’azienda. Intanto la Procura della repubblica ha messo a punto le accuse a carico dell’ex direttore generale Grassi. Sono complessivamente dieci. Ecco il quadro dettagliato:
– La prima accusa è di estorsione. Secondo la Procura , Ermanno Grassi avrebbe fatto pedinare da un detective privato il presidente Di Benedetto per ottenere informazioni riservate sulla vita privata di Benedetto. Due gli obiettivi: incassare il premio aziendale 2015 ed evitare conseguenze sulla sua condotta
– Grassi è poi accusato di una serie di truffe ai danni della compagnia Itas. Con un raggiro avrebbe ottenuto due auto Porsche di lusso, avrebbe effettuato una vacanza con la famiglia volando da Rimini a Palma di Maiorca con un aereo privato. Il contò arrivo all’Itas con la causale: “Evento Amburgo e Berlino maggio 2014”
– Un’altra truffa contestata a Grassi riguarda spese di ristrutturazione e arredo per oltre 600 mila euro addebitate alla compagnia per l’attico in uso come dimora personale in piazza Silvio Pellico. Le spese di ristrutturazione sarebbero state attribuite ad un altro immobile adibita a sede della compagnia
– Le spese di rappresentanza di Itas venivano fatte passare attraverso una società esterna che pagava ogni mese 6200 euro all’ex moglie di Grassi che figurava come consulente. In realtà la somma – secondo l’accusa – era stata concordata in fase di separazione
– Grassi deve rispondere di truffa nei confronti della compagnia anche per beni di lusso ad uso personale che in realtà figuravano come oggetti acquistati da Itas all’interno dell’attività di pubbliche relazioni.L’ex direttore Grassio avrebbe cercato , senza riuscirci, di addebitare alla compagnia anche il pagamento di una badante per la madre
– l’ex direttore generale è accusato anche di falso. Multato per eccesso di velocità avrebbe comunicato alle forze dell’ordine che alla guida c’era la funzionaria poi licenziata . Il tutto per salvare i punti della propria è patente. Viaggiava a 112 chilometri orari in un tratto di strada con il limite di 70
– Ermasso Grassi deve anche rispondere di calunnia per aver accusato la funzionaria poi licenziata di aver mentito sulla questione della badante.



