L’autopsia svolta ieri a Brescia, ha confermato che è stata una forma letale della malaria ad uccidere la piccola Sofia Zago di appena 4 anni. Per il momento resta irrisolto il mistero del contagio.L’azienda sanitaria trentina esclude che, alla base del contagio della piccola Sofia vi sia un errore umano. Le procedure da rispettare sono state tutta seguite – ha detto in un’affollata conferenza stampa il direttore della Asl Paolo Bordon. Purtroppo il caso rischia di non trovare soluzione e di finire in quei 15 20 casi, che, a livello nazionale, non hanno trovato una spiegazione da un punto di vista medico. Se, infatti, il materiale biologico e ematico della piccola Sofia c’è (e dunque test molecolari possono essere eseguiti) lo stesso non vale per le altre due bambine africane malate, che si trovavano nel reparto di pediatria dell’ospedale Santa Chiara di Trento. Loro sono guarite e risalire alla loro situazione clinica è molto più difficile.
L’esito dei test, fatti su tutte e tre le bambine, si avrà la prossima settimana. Se i ceppi della malaria dovessero coincidere aumenterebbero le possibilità che il contagio sia avvenuto in ospedale, dicono dall’azienda sanitaria. La certezza assoluta sembra però destinata ancora a sfuggire. Intanto sei ispettori del ministero hanno fatto visita al reparto di Trento per raccogliere materiale, verificare l’utilizzo di siringhe ed altri dispositivi monouso, parlare con i sanitari. Sull’ipotesi che la bimba sia stata contagiata durante le vacanze trascorse a Bibione la Asl non si esprime. Certo è che, è stato ribadito più volte, si tratta di un caso unico. In Trentino dal 2000 ad oggi i contagi di malaria sono
stati meno di dieci l’anno e sempre a seguito di viaggi in Paesi a rischio.




