Che essere in testa alla classifica di serie A Beko a metà ottobre abbia un valore relativo, è scontato. Che però sia importante cavalcare l’onda dell’entusiasmo con cui la Dolomiti Energia ha iniziato la stagione, battendo Milano in casa e rimontando a Cremona 33 punti di scarto in 18 minuti, è altrettanto ovvio. Specie dopo che il team bianconero ha perso a Ljubljana la prima di Eurocup nella sua storia, sconfitto per 98-97 dall’Olimpija. E specie alla vigilia di una sfida, quella di domenica alle 18.15 al PalaTrento (biglietti al link bit.ly/Ticket_Giornata3Pistoia), che riporterà coach Vincenzo Esposito nella città in cui iniziò qualche anno fa la sua carriera di allenatore, alla guida di una Giorgio Tesi Group Pistoia che proprio come la Dolomiti Energia è tra le quattro squadre ancora imbattute in serie A.
VINCENZO CAVAZZANA (Assistant coach DOLOMITI ENERGIA TRENTINO): “Pistoia è una delle squadre che stanno raccogliendo i frutti del buon lavoro fatto in estate rinnovando la squadra con innesti di qualità. Si presenterà a Trento reduce da due vittorie ottenute con Brindisi e a Pesaro, carica dell’entusiasmo che le deriva da questo brillante avvio di stagione. Rispetto all’anno scorso i toscani hanno incrementato la loro pericolosità sul perimetro, inserendo in organico un pivot atipico e dal grande tiro da tre punti come Kirk, un quattro che apre il campo come Antonutti, e puntando su una guardia elettrica come Knowles che un po’ come era il suo coach Esposito da giocatore: sa crearsi il tiro dal palleggio, è imprevedibile e ha tanti punti nelle mani.
A gestire questi talenti Esposito ha portato con sé Moore, mentre l’unico giocatore che forse finora non si è messo particolarmente in luce è Blackshear. L’anima di questa squadra però arriva dalla panchina ed è probabilmente Ariel Filloy, che per la sua capacità di fare le cose che contano è un po’ il loro leader oscuro. L’infortunio di Thornton infine ha costretto la Giorgio Tesi a tornare sul mercato, inserendo in organico Cziz, polacco ex Roma che con il suo entusiasmo e il suo atletismo è stato determinante nella loro vittoria a Pesaro”.
DAVIDE PASCOLO (Ala DOLOMITI ENERGIA TRENTINO): “Noi squadra più interna dell’anno scorso? Diciamo che capita in qualche partita che succeda, come è logico quando sotto puoi giocare con un altro lungo come Wright che rende tutto più agevole per i compagni. Però è anche vero che pure sul perimetro siamo pericolosi: a Cremona ad esempio sono stati decisivi Poeta e Sanders. Noi stanchi per le tre gare a settimana? Non è un discorso di stanchezza, quanto di gestione della settimana: la preparazione ovviamente deve essere diversa, e la differenza si sente”.
Il professor Paletta: “Aquila Basket è più di una società di capitali, è una società di comunità”
Presentata la ricerca del docente universitario sul club aquilotto. Longhi: “Non avendo un mecenate, abbiamo aguzzato l’ingegno”. Zobele: “Trust, Consorzio, Fondazione: Aquila Basket è particolare perché li ha tutti nella sua proprietà”.
“Come si può definire il modello di Aquila Basket? Come una “società di comunità””. Queste le parole usate da Angelo Paletta, professore universitario del Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna, nella conferenza stampa di presentazione dei risultati di una ricerca effettuata sul modello di “governance condivisa” di Aquila Basket Trento che si tenuta oggi presso la sede di Dolomiti Energia a Trento.
L’idea della ricerca è nata in seno ad AIL Trentino, una delle 15 associazioni del progetto no profit bianconero, che nel marzo dello scorso anno ha voluto affidare ad un soggetto terzo un’indagine scientifica sul modello societario bianconero quale sorta di restituzione alla grande attenzione che la Dolomiti Energia Trentino ha verso il mondo del sociale. E l’analisi del professor Paletta è partita da un assunto molto preciso, “ossia che nelle società sportive di capitale, sia a livello nazionale, che in Trentino Alto Adige, si distrugge valore economico: in un’analisi condotta su una banca dati di 2000 società sportive di capitali si evidenzia che dal 2007 al 2014 il settore sportivo ha prodotto perdite, sia in termini di utile netto che di risultato operativo. Di conseguenza, per la sopravvivenza della società è diventato una prassi diffusa il ricorso alla patrimonializzazione da parte della proprietà, molto spesso riconducibile ad un singolo”.
“La vita del club, quindi, si regge molto spesso solo su di un proprietario e sulle sue finanze – ha continuato il docente universitario -. Di conseguenza, il rischio che un club possa vivere delle difficoltà sono evidenti nel momento in cui la congiuntura economica ha generato situazioni di crisi in aziende di diverso tipo. Il modello di Aquila Basket, in cui la proprietà è suddivisa tra un Consorzio di oltre 50 aziende, un’associazione di oltre 700 tifosi e una Fondazione, rappresenta, invece, un modello che può essere sostenibile nel momento in cui riesce ad aggregare intorno ai propri valori distintivi una pluralità di soggetti, che sono meno condizionati dalle vicende personali di un singolo”.
Secondo il professor Paletta i vari stakeholder di Aquila Basket hanno creato un assetto societario particolare attorno a valori comuni condivisi legati a sport, all’impegno nel sociale e altri aspetti educativi, in grado di fare da collante sul territorio trentino: “Trust (l’associazione dei tifosi), Cast (consorzio di aziende) e Fondazione danno così vita ad un assetto societario distintivo dove tutti contribuiscono a definire l’assetto proprietario. Un elemento caratteristico del modello è proprio dato dal fatto che le decisioni non sono condizionate da chi possiede la maggior parte delle quote, ma da chi ha la capacità di presidiare i valori sportivi chiave attorno a cui è nata questa società, o in altri termini, questa comunità di persone: Aquila Basket, quindi, è una società di capitale dal punto di vista giuridico, ma a tutti gli effetti risulta una “società di comunità”.
LUIGI LONGHI (Presidente AQUILA BASKET TRENTO): “La ricerca del professor Paletta conferma quella che è una delle chiavi del nostro agire: in mancanza di un mecenate ci siamo messi in gioco e abbiamo aguzzato l’ingegno creando un modello da tante parti tenuto ad esempio”.
GIOVANNI ZOBELE (Socio fondatore FONDAZIONE AQUILA PER LO SPORT TRENTINO): “A Bologna hanno creato una Fondazione. Varese per prima ha puntato sul consorzio di aziende. Tanti club europei hanno creato da tempo associazioni di tifosi-proprietari. L’eccezionalità dell’assetto societario bianconero è legata alla presenza contemporanea di tutti questi soggetti”.