Il film è costruito come un trittico, in cui l’unità temporale non coincide con il tempo reale: le singole sequenze che raccontano 18 minuti dalla bomba atomica sono molto più dilatati e la stessa storia si ripete tre volte, da tre punti di vista diversi, senza fornire una soluzione definitiva.
Questa struttura lascia aperte tutte le possibilità, stimolando interrogativi etici collettivi e risvegliando la paura recondita del nucleare, apparentemente sepolta dopo decenni di stabilità post guerra fredda, come ricordano i titoli all’inizio del film.
L’attore Idris Elba ha raccontato la sua esperienza sul set: “La mia storia è stata girata per ultima, in isolamento. È stato incredibile come attore. È stato come essere in un documentario, ma allo stesso tempo avendo il beneficio di essere un attore”. Questa scelta ha permesso all’attore di concentrarsi su una parte del film intensa e realistica e ha consentito alla regista di catturare una reazione autentica a una situazione di pressione estrema, coerente con il tema centrale del film: il peso che ogni individuo può avere sulle vite di milioni di persone.
xr7/mgg/azn (video di Federica Polidoro)




