Prosegue in Austria l’inchiesta sulle mascherine cinesi, acquistate a inizio pandemia, nel marzo 2020, in Cina tramite il gruppo altoatesino Oberalp. I dispositivi di protezione individuale erano stati acquistati, o anche solo commissionati, dalla Provincia e l’Asl di Bolzano, come anche dalla Croce rossa austriaca, per far fronte alla prima fase dell’emergenza Covid. Una parte della merce è poi però risultata non idonea all’utilizzo in ambiente medico. Come scrive ora Der Standard, la Croce rossa austriaca ha acquistato in più tranche, fino a giugno 2020, dpi per complessivamente 41,5 milioni di euro. Secondo un esposto alla procura anticorruzione austriaca, 11,7 milioni di mascherine sarebbero state “scadenti”. Secondo il quotidiano viennese, che pubblica anche stralci di intercettazioni degli inquirenti, la Croce rossa austriaca avrebbe ricevuto dal governo di Vienna una provvigione di 2 milioni di euro per l’operazione. Il legale bolzanino Gerhard Brandstaetter, a nome del gruppo Oberalp respinge le accuse sollevate da “fake” e si riserva di intraprendere le vie legali. L’avvocato ribadisce che l’Oberalp “in una situazione emergenziale ha semplicemente agito da intermediario” e che “i controlli di qualità non spettavano al gruppo ma alla Croce rossa austriaca”. “Il gruppo Oberalp ha agito in buona fede ed è convinto di poter smentire punto per punto tutte le accuse”, conclude la nota.
COVID: PROSEGUE IN AUSTRIA L’INCHIESTA SU MASCHERINE CINESI
Il gruppo altoatesino Oberalp respinge le accuse

Foto: Italpress ©
26 Gennaio 2022
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