PUGLIESE: “TENSIONI SOCIALI, LA CRISI PUO’ SCOPPIARE”

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ROMA (ITALPRESS) – “C’e’ brace sotto la cenere, sono preoccupato della tenuta generale del Paese. Nei punti vendita registriamo livelli d’ansia e di nervosismo crescenti, esasperati dalla prolungata costrizione in luoghi chiusi. Vede, io vivo a Parma ma sono un uomo del Sud, dove si registrano tassi di disoccupazione che in certe zone superano il 25%. Se finora non abbiamo vissuto rivolte sul tipo dei riots londinesi del 2011 e’ stato solo grazie alla liquidita’ del lavoro nero. Ma oggi quei flussi di denaro invisibile sono in via di esaurimento. Chi non percepisce il reddito di cittadinanza, e sono la maggioranza, fra poco sentira’ il duro”. Cosi’, in un’intervista a la Repubblica, l’amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese, che alla domanda, su come fronteggiare queste tensioni, risponde: “Eleviamo i livelli di vigilanza e i rapporti con le autorita’, ma diamo anche indicazione a chi sta alla cassa: ascoltate, registrate le situazioni di bisogno, segnalatele all’imprenditore e alle istituzioni perche’ si intervenga tempestivamente. Da anni noi collaboriamo con la Caritas. La domenica anch’io e altri dirigenti frequentiamo le mense popolari, dove s’incontrano pensionati vestiti bene, padri separati, mica solo gli extracomunitari”.
“Avevo consigliato la distribuzione di carte prepagate, magari con un taglio da 100 euro – spiega -. Ma ci adeguiamo ai buoni spesa: Conad pratichera’ uno sconto del 10% sul carrello, e confido che anche le altre catene seguiranno il nostro esempio. Non vorrei che limitandosi alla promessa di tenere fermi i prezzi si finisca per scaricare i costi sui fornitori, penalizzando una catena gia’ fragile”.
“Su base annua il nostro incremento di fatturato e’ del 5% e alla fine nei bilanci dovremo calcolare i costi accresciuti di assetti logistici sempre piu’ precari e di spese per il personale aumentate – aggiunge -. Non e’ il momento dell’egoismo, i nostri margini verranno condivisi nella tenuta di un sistema distributivo che, per esempio, comporta tenere aperti anche 515 negozi nei comuni con meno di cinquemila abitanti”. “Oggi la nostra priorita’ – sottolinea – e’ corrispondere a un bisogno primario di comunita’, rinnovare sui territori lo spirito mutualistico senza cui non ne verremo fuori. Siamo un’impresa sociale, non degli speculatori, e come tali dobbiamo saperci presentare. In stretto rapporto col volontariato sociale che e’ bene in palla, conosce chi versa in stato di reale bisogno”.
“Sono quasi 400 mila gli addetti della grande distribuzione che stanno lavorando col sorriso sulle labbra dietro la mascherina – aggiunge -. Dallo scaffalista al macellaio, che e’ un po’ il nostro chirurgo. In questi giorni forniamo polizze assicurative aggiuntive per il coronavirus e buoni spesa anche per i magazzinieri esterni”.
“Non spetta a noi la gestione dell’ordine pubblico – conclude -. Le autorita’ non possono venirci a chiedere, com’e’ successo in alcune regioni, di misurare la temperatura dei clienti all’ingresso, o di vietare la vendita di una parte dell’assortimento come i pennarelli o le mutande. L’altro giorno a Parma mi sono assunto io stesso il rischio di una multa regalando la biancheria a un trasfertista bloccato in citta’ senza ricambio”.
(ITALPRESS).

31 Marzo 2020


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