La Provincia di Bolzano replica alle polemiche seguite alla morte, all’ospedale del capoluogo altoatesino, di un tredicenne curdo-iracheno disabile. Si tratta, come noto, del tragico epilogo dell’odissea della famiglia curda in fuga dall’Iraq, espulsa dalla Svezia e approdata a Bolzano ove non ha ottenuto assistenza. Uno dei figli disabili, un minorenne di 13 anni affetto da sclerosi multipla, è morto sabato a seguito delle complicazioni sorte dopo essere caduto dalla sedia a rotelle con la quale si muoveva. Per l’assessora alle politiche sociali Martha Stocker, le disposizioni provinciali in materia di accoglienza dei migranti non negano la presa in carico di persone ‘vulnerabili’. Un collocamento in apposite strutture è sempre possibile in presenza di gravi motivi che lo rendano assolutamente necessario e per un periodo massimo di tre giorni. L’assessora Stocker ha smentito che la famiglia del ragazzo, respinta dalla Svezia, dove ha vissuto due anni in attesa dell’asilo non concesso, si sia trovata a vivere per strada in Alto Adige. Dal momento del primo contatto con i servizi, avvenuto il 2 ottobre – sostiene la responsabile delle politiche sociali – la famiglia di Adan ha passato le notti in sistemazioni diverse, sempre al chiuso. Sulla questione più generale dei migranti che giungono autonomamente in Alto Adige, provenienti da altri Stati o regioni, le modalità di gestione di queste situazioni, ha osservato la Stocker, vanno verificate insieme allo Stato, altrimenti c’è il rischio di doppi binari e di perdite di tempo nelle diverse procedure. La Procura, intanto, ha ordinato l’autopsia. (fm)
Ascoltiamo l’assessora alle politiche sociali Martha Stocker:




