Attesa entro domani a Trento la documentazione per sette delle 17 persone arrestate ieri per
associazione con finalità di terrorismo internazionale. Si tratta dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura  di Roma al termine di cinque anni di indagini dei carabinieri  del Ros riguardante una presunta cellula jihadista operante in Europa e in Italia, dove la base logistica sarebbe stata a
Merano, in Alto Adige, zona in cui sette degli arrestati  vivevano: due a Bolzano, uno a Renon e quattro a Merano. Per competenza territoriale spetta infatti alla Procura di Trento, che ha la competenza regionale su questo tipo di indagini, l’eventuale reiterazione della richiesta delle custodie cautelari in carcere. Le misure cautelari emesse dai giudici romani diversamente cesserebbero di avere efficacia.

Come noto  il maxi blitz antiterrorismo effettuato dai carabinieri del Ros in collaborazione con altre forze di polizia europee e Eurojust ha coinvolto anche l’Alto Adige. Diciassette gli arresti eseguiti in tutta Europa. L’operazione ha portato anche all’arresto di sette persone in Alto Adige, quattro a Merano, due a Bolzano ed una sul Renon. In un caso l’ordine di custodia è stato notificato ad un iracheno che si trovava già in carcere per una rapina. Si tratta di curdi di origine irachena, che erano in contatto, secondo gli investigatori, con il capo dell’organizzazione Mullah Krekar, che, seppur detenuto in Norvegia, continuava dal carcere ad essere la guida ideologia e strategica della cellula terroristica.

Nell’appartamento Abdul Rahman Nauroz a Merano, sarebbero stati reclutati aspiranti jihadisti attraverso internet e lezioni, impartite di persona tra le mura di casa. L’alloggio di Merano, secondo gli investigatori, era un luogo di riunioni segrete, dove gli allievi venivano convinti a partecipare ad azioni di guerra pianificate come suicide. Durante gli incontri venivano anche fornite istruzioni per trovare le armi, oltre ad organizzare i viaggi verso la Siria di quanti poi andavano a combattere per l’Isis.

Le intercettazione ambientali nell’abitazione di Merano confermerebbero la tesi degli inquirenti. E’ buono morire per Allah, avrebbe detto Abdul Rahman Nauroz, qualsiasi cosa io faccia per Allah è come se non avessi fatto abbastanza. Ed è proprio Nauroz, ritenuto la figura centrale in Italia, che definisce il martirio la cosa più gratificante per un jihadista. Gli stranieri finiti in manette conducevano una vita regolare, con un lavoro nel commercio o nel settore turistico. Uno di loro è stato fermato mentre stava uscendo di casa, diretto in questura per rinnovare il permesso di soggiorno. 

Sul blitz antiterrorismo ha preso posizione anche la Diocesi per il dialogo interreligioso. Il responsabile, don Mario Gretter, ha reso noto che a Merano c’è stato un momento in cui alcuni elementi della comunità islamica sono passati ad alcune realtà più estremiste. Probabilmente – ha fatto sapere il religioso – si paga lo scotto di alcune realtà aggregative non del tutto chiare, più nascoste e meno pubbliche. Parole di condanna sulla vicenda sono state espresse dalla comunità islamica del Trentino Alto Adige.